sabato 9 febbraio 2013

Emmett e la sua cantante.

Spinn-off  " Nel giro di poche decadi: il passato di Edward"


Avevo dovuto accontentare Rosalie.
Io l'amavo teneramente e sapevo che malgrado il suo modo di fare brusco lei mi amava intensamente.
Ero consapevole che di fronte agli altri si metteva una maschera, probabilmente non voleva far vedere quanto dolce fosse in realtà.
Ma io lo sapevo e l'adoravo per questo.
Pendevo dalle sue labbra, avrei fatto qualsiasi cosa per lei, per renderla felice.
Sapevo che Edward non l'apprezzava ma sapevo anche che il suo cuore era troppo carico di dolore e solitudine per riuscire a capire veramente sua sorella.
Lui non l'aveva mai sentita mugolare di piacere, lui non l'aveva mai sentita attaccarsi alle mie spalle, consolarmi, baciarmi e dirmi che mi amava.
E quando lo faceva sentivo quasi il suo cuore battere per me, la sua anima aprirsi a me e il suo amore travolgermi.
Io le appartenevo come lei apparteneva a me.

Mi aveva raccontato tutto, tutto quello che le era successo ed io l'avevo aiutata a sentirsi di nuovo donna. Assieme dimenticavamo il nostro dolore, dimenticavamo che eravamo vampiri immortali, assieme saremmo vissuti per sempre e se fosse successo qualcosa ad uno di noi l'altro lo avrebbe raggiunto presto.

Così mi avviai di buon grado a prenderle il vestito che mi aveva chiesto, contento di poterla rendere felice. Edward era quasi convinto che io fossi trattato pari a uno schiavo da lei ma si sbagliava io non ero uno schiavo ma un innamorato.
Lui non poteva sapere cosa significava amare come amavamo noi e mi auguravo che prima o poi avrebbe capito, avrebbe incontrato qualcuno per cui era disposto a fare qualsiasi cosa.

Avevo recuperato il vestito e mi ero diretto a casa lungo il sentiero tra i boschi per far prima.
Piccole case isolate fiancheggiavano la strada mentre il solito giorno nuvoloso stava giungendo al termine.
Ero rilassato e felice. Pensavo alla sua bocca, alle sue carezze che mi avrebbero accolto fra non molto, quando l'odore arrivò prepotente a invadermi le narici.
Un odore dolcissimo mi travolse, mi attirò e mi costrinse a girarmi e a cercarne la fonte.
Mai avevo sentito una voglia così irrefrenabile di sangue, mai avevo percepito così chiaro la sete bruciarmi la gola e da qua propagarsi a tutto il mio essere. Era persino peggio di quando ero stato trasformato e avevo fatto stragi come neonato.
Sgranai gli occhi nel vedere quella donna ritirare i panni stesi e piegarli con cura. Il profumo proveniva da lei, mi chiamava come una sirena, mi impediva di fuggire, di allontanarmi.
Ero perso dentro di lui, completamente in sua balia, mentre un passo dopo l'altro mi avvicinavo annusando e perdendo sempre di più il controllo di me stesso.
I volti dei miei nuovi genitori stavano sbiadendo rapidamente, le prediche e i loro insegnamenti erano ormai un pallido ricordo, così come lo sguardo di sgomento che avrebbe avuto la mia dolce Rosalie.
Un passo, due passi, i metri che si riducevano, lo stomaco che si contraeva, i muscoli che si preparavo a scattare........
Mi fermai un attimo quando un pensiero coerente mi apparve nella mente quali conseguenze avrebbe avuto il mio gesto? Mi avrebbero cacciato? Rosalie mi avrebbe abbandonato??
Ma le risposte non importavano al vampiro... lui aveva solo sete, lui percepiva solo il bisogno di bere e con un balzo lo soddisfai.
Mi abbeverai senza lasciare scampo alla mia preda, senza un briciolo di rimorso, solo godendo di quel dolce nettare che mi aveva stregato, solo soddisfando il mio istinto fuori controllo.

Fu solo quando depositai il corpo per terra che mi resi conto di quello che avevo fatto e delle sue possibili conseguenze.
Fu solo quando il vampiro si sentì sazio che capii ciò che avevo combinato e il terrore m' invase.
Afferrai il vestito e corsi lontano veloce e disperato sperando che la distanza fosse sufficiente a calmare la mia disperazione.
Mi fermai di fronte a una pozza d'acqua limpida e mi specchiai. Non ero pronto a vedere ciò che mi aspettava. Non ero pronto a guardare il mio riflesso e quando due occhi rossi mi guardarono di rimando tremai spaventato.
Erano i miei occhi, erano le mie braccia quelle coperte di sangue, che si riflettevano in quello specchio improvvisato.
Mi allontanai con un balzo e mi sedetti su una pietra disperato e consapevole di quello che avevo fatto.
E adesso? Mi chiesi sconvolto. Con che coraggio potevo presentarmi alla mia famiglia??? Loro non avrebbero mai capito. Come potevo spiegargli quello che mi era successo?? Come potevo raccontagli di quanto fosse impossibile sfuggire a quella tentazione ???

Mi strinsi le mani sul volto disperato chiedendomi se non fosse giusto fuggire lontano. Ero un mostro, un assassino. Ero convinto di aver imparato a dominarmi di poter vivere serenamente con la mia nuova famiglia con la mia Rosalie..... ma mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo.

Mi maledissi, imprecai, urlai al buio la mia disperazione, ma sapevo che non serviva a nulla. Nessuno poteva rispondermi, nessuno poteva venire in mio soccorso mentre il silenzio della notte mi stava avvolgendo nuovamente come un sudario.

Quella donna era morta ed io non potevo cambiare le cose.

Ma non potevo nemmeno fuggire. Non potevo lasciarli nel dubbio, dovevo prendere coraggio e andare a casa. Gli avrei spiegato, gli avrei chiesto perdono e sarei fuggito lontano da loro.
E avrei rinunciato al mio amore..........si perché lei non meritava di avere un mostro come me per compagno.
Ero cosciente della delusione che tutti avrebbero provato, la stessa delusione, lo stesso dolore che stavo provando.
E tremando cosciente di andare a dire addio al mio mondo e al mio amore mi avviai a casa.
Dovevo prendermi le mie responsabilità, non avevo altra scelta.

Quando entrai in casa non avevo coraggio di alzare gli occhi, di mostrarmi per quello che ero ma non potevo cambiare il passato e stringendo i denti e serrando i pugni per la vergogna alzai gli occhi e permisi loro di capire quello che avevo fatto.
Ero convinto che mi avrebbero scacciato, urlato contro e insultato e invece dopo un attimo di spavento e d'incredulità per il mio gesto mi ritrovai ad essere consolato.
Avevano capito e perdonato. La mia Rosalie non mi guardava con pietà, non lo avrei potuto sopportare, ma con amore.
L'amore che tutto capisce e tutto perdona.
E malgrado potessi quasi percepire il loro dolore per il mio errore, non ci fu una parola di biasimo, una sola recriminazione. Avevano capito e perdonato.

E quando lei mi strinse al suo petto i singhiozzi iniziarono ad uscire incontrollati e incontrollabili.
E dopo che Carlisle mi ebbe spiegato che non sempre si può resistere, che lui era pronto a perdonare e dimenticare proprio come la mia famiglia, Rosalie prendendo congedo da tutti mi trascinò di sopra.

Qui con la dolcezza che solo io conoscevo mi fece levare i vestiti insanguinati, mi ripulì con un asciugamano bagnato del sangue che mi ricopriva, baciandomi ogni parte tornata pulita come a voler sottolineare che io per lei ero pulito da ogni peccato.
E per ultimi mi baciò gli occhi.
Quegli occhi che tanto erano cambiati nel colore ma che erano sempre lo specchio del mio amore per lei.
“Ti amo Emmett. Si può sbagliare. Qualsiasi cosa succeda in futuro, io sarò qua sempre ad aspettare che tu torni da me.” mi sussurrò mentre appoggiava le sue labbra sulle mie a silenziare le mie proteste, a sancire il suo amore per me come se avesse letto nella mia mente i miei progetti di fuga.
E con un sospiro mi abbandonai fra le sue braccia...........il suo amore era l'unica cura possibile, il suo cuore l'unico posto in cui volevo stare, il suo corpo l'unica casa che conoscevo........anche se il ricordo e il rimorso di quello che avevo fatto mi avrebbero accompagnato per l'eternità.

La decisione di Alice

Spinn-off  "Nel giro di poche decadi: il passato di Edward"


Stavo camminando nel bosco con Jasper per mano, lo avevo aspettato a lungo ma sapevo che prima o poi lo avrei incontrato. Le mie visioni non sbagliavano mai. Lo avevo provato sulla mia pelle, ne avevo avuto la prova nella mia vita da umana e adesso avevo capito quanto utile fosse il mio dono che si era evoluto con la mia trasformazione.
Eravamo diretti verso una meta ben precisa.
Quando mi ero risvegliata vampira una delle mie prime visioni era stata quella di vedermi nutrire di sangue animale subito seguita da quella relativa al mio ingresso in una famiglia con altri vampiri dagli occhi gialli.
Non sapevo bene come si sarebbe potuta realizzare ma ero sicura che si sarebbe avverata.
Mi sentivo sola e spaesata e il sapere che c'era qualcuno che mi avrebbe accolto come una figlia e sorella mi riempiva di gioia.
Ovviamente quella visione tornava spesso a trovarmi. Avrei potuto definire il mio futuro come un grosso album delle fotografie. Mi vedevo sparire tra le braccia del vampiro grossissimo di nome Emmett, sorridere e giocare a scacchi con quello piccino dai capelli rossi di nome Edward, lanciarmi in spese pazze con una certa Rosalie e abbracciare quelli che sarebbero diventati i miei genitori.
E ovviamente mi ero già vista entrare nella loro casa.
Ma prima avevo dovuto cercare lui. Il mio amore. La mia metà.
Nelle mie visioni con loro Jasper era sempre vicino a me, pronto a proteggermi, a battersi per me se ce ne fosse stato bisogno.
Sapevo che lo avrei incontrato e lo avevo atteso.
Avevo atteso il mio amore per iniziare assieme una nuova vita.

Sospirai felice non vedevo l'ora d'incontrarli e abbracciarli di persona.
Sentivo l'agitazione di Jasper e la sua diffidenza avvolgermi in una morsa e questo non mi piaceva. Doveva arrivare tranquillo e sereno, sicuro di essere accettato e pronto a cambiare dieta e vita.
Sapevo che lo faceva per me, sapevo che era scettico sulla sua capacità di adattamento ma sapevo anche che mi amava ed era pronto a fare qualsiasi cosa per me qualsiasi sacrificio.
Mi fermai quando vidi le luci della loro casa da lontano e appoggiai le mie labbra sulle sue sentendo una scossa percorrermi tutta la schiena mentre le sue mani si posavano sui miei reni per avvicinarmi ancora di più a lui. “Fidati Jasper andrà tutto bene. Io l'ho visto” gli sussurrai sulle labbra.
Lui in risposta mi strinse di più a me. “Non permetterò mai a nessuno di farti del male” mi rispose guardandomi negli occhi. I suoi ancora perfettamente rossi erano carichi solo di amore ed io lo guardai perdendomi in quelle profondità così sincere..... così cariche d'amore.
“Nessuno mi farà del male. Lì troveremo solo amore e amicizia, una casa e una famiglia pronta ad accoglierci” risposi sulle sue labbra.
Lui annui sorridendomi. “Mi fido di te Alice” rispose e il suo desiderio m' invase prepotente, la sua voglia di prendermi mi travolse e con un mugolio gli sussurrai “Io ti amo Jasper” e con un rapido gesto mi sfilai la maglietta lasciando che le sue mani si posassero sulla mia pelle.
Eravamo pronti ad entrare in quella nuova famiglia ma prima di farlo dovevamo amarci ancora un ultima volta senza testimoni, senza limiti o remore. L'avevo visto pensai con un sorriso mentre lui mi faceva sdraiare sulle morbide foglie del bosco e dolcemente sussurrandomi nelle orecchie slacciava i miei pantaloni. Chiusi gli occhi, e affinai gli altri sensi, non era il momento di avere altre visioni. Il nostro futuro era ormai molto vicino.

Io e lui, due corpi e un anima.
Due vampiri e un unico destino, uniti per sempre e parte integrante della nostra nuova famiglia.
Si il futuro che avevo visto si stava per realizzare e la gioia mi travolse assieme al piacere mentre lui adagiato sul mio corpo gridava il mio nome alla luna.

La trasformazione di Emmett

Quando vidi Rosalie entrare in casa stringendo fra le braccia un omone insanguinato se non fossi stato un vampiro mi sarebbe venuto un colpo.
Cosa aveva combinato mia sorella????
Per fortuna mio padre era in casa e richiamato dalle urla di mia sorella piombò in salotto come una pallottola di fucile e senza perdere tempo lo portò nello studio.
Quando lo vidi scendere ed abbracciare Esme capii quello che era successo.
“Ho trasformato quel ragazzo. Non c'era la possibilità di salvarlo e Rosalie mi ha chiesto di cambiarlo per lei”
Mia madre si voltò verso di me i suoi pensieri rivelavano la sua preoccupazione.
Non andavo molto d'accordo con Rose e si stava chiedendo come avrei preso quel nuovo ingresso in famiglia.
Sbuffai irritato. Non ero certo un bambino!!! E poi forse avrei trovato un fratello che mi avrebbe fatto compagnia.
Nei tre giorni seguenti il ragazzone continuò a urlare in preda ai dolori della trasformazione.
Rosalie non si staccò mai da lui e i miei genitori si alternavano per fargli compagnia.
Io giravo abbastanza al largo aspettavo con ansia che diventasse un vampiro.


Quando il suo cuore cessò di battere corremmo tutti da lui richiamati dall'urlo di Rosalie.
I suoi occhi sbatterono un attimo e poi li aprì. Erano rossi e grossi mentre un sorriso si apriva sul suo volto.
Stava fissando mia sorella poi si girò verso di noi preoccupato.
Carlisle con pazienza cercava di spiegargli cosa era diventato ma lui si guardava intorno ascoltando appena mio padre.
I suoi pensieri erano confusi così come i suoi occhi erano sgranati dalla nuova visione delle cose.
“Stai dicendo che sono un vampiro? Che i miei sensi sono finissimi?” chiese incuriosito.
“Si ragazzo. E non solo.... sei diventato velocissimo e fortissimo rispetto agli standard umani” gli spiegò pazientemente Carlisle.
Lui lo guardò e ancora in boxer e maglietta si precipitò fuori dalla stanza.
“Edward fermalo” urlò Esme spaventata da quel gesto così repentino.
Corsi veloce e quando lo raggiunsi lo trovai in giardino intento a guardarsi indietro con un sorrisetto felice sulle labbra.
“Whau è vero sono velocissimo.” mi disse.
In pochi secondi fummo raggiunti dagli altri e lui sempre sorridente corse verso un povero abete sradicandolo e alzandolo sopra la testa.
Era forte sul serio pensai preoccupato. Se non imparava velocemente a gestire la sua forza avremmo avuto non pochi guai.
Con un gesto repentino lanciò il tronco nella foresta e si voltò verso di noi “Allora è vero sono proprio forte.” commentò soddisfatto.
“Si “ gli rispose Esme “e sei diventato ancora più bello di prima”
Lui la guardò un attimo e fece l'occhiolino a mia sorella “Sei d'accordo bocconcino?” le chiese
Lei si limitò a sorridere raggiante delle sue attenzioni.
Uscii immediatamente dalla testa di Rosalie, i suoi pensieri mi stavano già irritando.
Carlisle sospirò “Ragazzo dovresti rientrare in casa avrai sete e poi brilli. Oggi c'è il sole” i pensieri di mio padre erano tutti dedicati alla segretezza. Era giorno e il sole spendeva nel cielo. Voleva dargli del sangue che tenevamo di riserva per tenerlo bravo fino a sera, poi lo avremmo portato a caccia.
Lui lo guardò sempre sorridente e poi lentamente alzò prima un braccio e poi l'altro rimirando i giochi di luce che risplendevano su di essi.
“E' bellissimo. Allora è vero.” commentò assorto.
Con un urlo cercai di bloccarlo. Ma era tardi.
Con un gran sorriso sulle labbra lo vidi scostarsi i boxer guardarci dentro e urlare soddisfatto' : “BRILLAAAAAA!!”.

Il mio incubo era solo all'inizio.

“Sono fritto” commentai allontanandomi il più velocemente possibile.
Se prima convivevo con una coppia dolce e discreta adesso la seconda mi avrebbe fatto impazzire con i loro pensieri osceni per il resto dell'eternità.

“C'era una volta..... e adesso non c'è più”

“C'era una volta un principe azzurro che cavalcava sul suo bel cavallo bianco in mezzo al bosco per raggiungere la sua principessa in pericolo. Il cavallo stava trottando felice quando in mezzo al sentiero il principe si trovò un bel ragazzo dalla carnagione bianca, i capelli biondi e gli occhi topazio..........
Alice quella sera ricevette in regalo un bellissimo mantello azzurro.......



C'era una volta una bimba che portava un lungo mantello rosso e che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso. Quella mattina passando in mezzo al bosco per raggiungere la casetta della nonna, aveva paura del terribile lupo che si aggirava nei boschi e contro il quale la mamma l'aveva messa in guardia.
Stava camminando e raccogliendo more quando si trovò un bellissimo ragazzo dalla carnagione bianca, i capelli biondi e gli occhi arancioni sorriderle davanti. Lei spaventata iniziò a correre e intanto gridava “Aiuto” e pensava “Speriamo che non mi trovi il lupo con tutte queste urla”
Alice quella sera ricette in regalo una bella mantella rossa foderata di pelliccia di lupo.........



C'era una volta una bella ragazza bionda che viveva in una casetta nel bosco con tre fatine che avevano deciso di non usare più la magia. Il suo nome era Aurora ma tutti la chiamavano Rosaspina.
Stava passeggiando e cantando felice per il bosco quando incontrò un bellissimo ragazzo dalla pelle bianca, i capelli biondi e gli occhi rubino....... Subito si spaventò di quella magnifica visione e gli urlò “Se non te ne vai chiamo le mie fatine a proteggermi”
Lo vide sorridere e leccarsi i denti.
Quella sera Alice ricevette una bacchetta magica in regalo come Rosalie e Bella mentre Esme si provava uno strano abito metà rosa e azzurro......”


“Quindi se non ti sbrighi a dormire domani Jasper porterà in regalo ad Alice un bel pigiamino rosa …........”


E buonanotte alle favole

Le vie del destino



Dovevo alzarmi, tenevo la mia Bella immortale tra le braccia e odiavo doverla lasciare .
La mia Bella, in tutti i sensi.
Ero felice, la gioia fatta in persona.
Lei aveva deciso di sposarmi e mi aveva regalato una bellissima bambina.
Amavo la mia mezza-vampira come me stesso.
Certo avevo dovuto trasformare Bella per salvarle la vita ma questo era stato un piccolo prezzo da pagare in confronto alla gioia di averla vicino a me per sempre.
Quelle parole mi riempivano la bocca e l'anima.

Cercai di muovermi lentamente avevo sentito la mia bambina piangere e non volevo si alzasse Bella, era la terza volta che frignava e si era sempre mossa lei.
Edward, stai, vado io” mi disse cercando di trattenermi.
Io scossi la testa. “No tesoro. Vado io. Non capisco cosa abbia questa sera” le risposi dandole un bacino sulla fronte.
Lei sospirò e si spostò per lasciarmi scendere.
Veloce andai nella sua stanza.
La bimba era seduta sul suo letto. Gli occhi grandi uguali a quelli della mia Bella mortale mi guardavano pieni di lacrime.
Voglio dormire vicino a voi. Ho fatto un incubo”
Mi sedetti vicino a lei e l'abbracciai stando attento a non schiacciarla troppo.
Lei sentii il mio corpo freddo e rabbrividì.
Un sorriso mi si allargò sul viso.
La mia bambina, la mia piccola bambina. Amavo tenerla così, vicino a me.
Va bene piccina vieni” la presi in braccio stando attento ad avvolgerla in una coperta per non ghiacciarla e tenendola stretta la portai fra di noi.
Grazie papà. Grazie mamma” sussurrò sbadigliando mentre si sistemava fra di noi già mezzo addormentata.
Edward...” sospirò Bella.
Probabilmente stava pensando alle coccole che si sarebbe persa quella notte.
Le sorrisi e mi sporsi sopra la bimba per baciarla teneramente.
Passammo tutta la notte così vicini ed ero al colmo della felicità.
Quando il sole illuminò la nostra camera ci sorprese nelle stesse identiche posizioni.
Io mi stiracchiai e svegliai la bimba con un bacino sulla guancia.
Buongiorno amore. E' ora di alzarsi”
No. Ho ancora sonno. Lasciami dormire” protestò la mia piccola gioia
Mi spiace piccina, ma devi andare dai nonni. Noi dobbiamo andare a scuola” le spiegai mentre la svegliavo accarezzandole la testa dolcemente.
Uffa papà. Lasciami in pace. Non ci voglio andare lì.” brontolò tenendo gli occhi chiusi a forza.
Sentii Bella sospirare. Anche a lei spiaceva lasciarla dai miei genitori. Ma non c'erano altre scelte.
Coraggio Piccina. Alzati!!” il mio tono di voce si era fatto più deciso. In fondo ero suo padre e mi doveva obbedire.
No. Io sto qua! Non mi potete costringere” mi rispose impertinente.
Persi la pazienza.
Si stava facendo tardi ed ero anche un po' frustrato del fatto che ci avesse rovinato la notte.
E no. Al papà si ubbidisce” risposi alzando la voce e prendendola in braccio per costringerla ad uscire dalle coperte.
Lei aprii gli occhi e mi fulminò con lo sguardo mentre rabbrividiva per il contatto con la mia pelle gelida.
Sei proprio cattivo. Ti odio” se ne uscì fuori scappando dalle mie braccia e mettendosi dritta in piedi in fondo al letto.
Ma cosa stai dicendo?” intervenne Bella in mia difesa sbigottita.
Che è un mostro. Non è il mio papà” e detto questo con le lacrimone che le scendevano lungo le guance iniziò a tremare.
Io la guardavo in silenzio colpito e ferito dalle sue parole.
E poi... tutto ad un tratto mi ritrovai a fissare un bellissimo cucciolotto dal pelo rossastro che mi ringhiava contro.
Rimasi sconvolto mentre la verità mi apriva finalmente gli occhi. Guardai Bella “Tu...” lei fissava la bimba e poi me con lo sguardo vitreo e colpevole “Edward... io”
No” gridai schiacciandomi le mani sul viso per non vedere la prova del suo tradimento con Jacob “No...non...è...possibile...no...non voglio...no...nooo...”

Due schiaffi forti mi riportarono alla realtà.
Aprii gli occhi e vidi il volto di Carlisle fissarmi preoccupato mentre con le mani teneva fermi i miei polsi.
Edward...che ti è successo? Stai bene ragazzo mio?” mi chiese preoccupato.
Io aprii gli occhi e li sbattei cercando di mettere a fuoco dove mi trovavo.
Ero nella mia stanza a casa Cullen sdraiato sul mio divano.
Guardai Carlisle stranito. “Cosa è successo?” gli chiesi.
Non lo so Edward. Ero nello studio quando ti ho sentito gridare. Sono corso e stavi smaniando e gridando come un matto”
Io non capisco - gli risposi - Mi sono sdraiato ad ascoltare la musica. Aspettavo di poter uscire per andare da Bella e poi...” non finii la frase. Era tutto così strano...
E poi ti sei addormentato ed hai sognato” finì lui scuotendo la testa.
Ma noi non possiamo dormire e sognare. Non mi è mai successo.” affermai preoccupato.
Evidentemente lo stress a cui sei sottoposto ultimamente ti ha fatto un gran brutto scherzo Edward. Non c'è altra spiegazione. E poi di cose strane ne ho viste moltissime e ormai non mi stupisco più di nulla” continuò serafico scuotendo la testa con uno strano sorrisetto sulle labbra.
Lo guardai. Ero allibito.
In quel momento una voce gridò dal piano di sotto “Edward vuoi muoverti per favore? Mancano due giorni al tuo matrimonio e devi provarti l'abito. Ho tante cose da fare e non puoi rallentarmi così!!” la voce quasi isterica di Alice mi riportò alla realtà.
Si fra due giorni avrei sposato la mia Bella.
Questo matrimonio sta diventando un incubo per tutti” commentò mio padre ridacchiando.
Già un vero incubo...- risposi - ma papà posso farti una domanda?”
Lui mi guardò sapeva già quello che gli volevo chiedere.
Si Edward, sarà una cosa stupenda e magnifica. Per gli umani fare sesso è una sensazione bellissima ma per noi ancora di più. L'unica cosa che non ti devi dimenticare è che lei è umana e quindi devi fare molta attenzione a come ti muovi.” mi sorrideva.
Mi conosceva bene e sapeva che il mio stress era legato a quello e non al matrimonio di per sè. Avevo paura di quello che mi aspettava, avevo paura di farle male.
Ma non ti preoccupare Edward. Presto la trasformerai e quindi non avrai più problemi e potrete godervela appieno entrambi” voleva tranquillizzarmi ma aveva toccato un tasto a me dolente.
Non vorrei trasformarla... lo sai. Le ruberò tante cose... come la possibilità di avere dei figli” mormorai avvilito ripensando al sogno.
Finché sta con te, non ne potrà mai averne comunque. Lo sai che noi siamo sterili, vero?” finì la frase mormorando, andava sempre un po' in imbarazzo quando parlava con me di quegli argomenti.
Annui triste.
Ricordavo ancora il mio sogno, il piacere che avevo avuto a stringere quella bimba sul mio petto. L'orgoglio di essere padre. Mi sarebbe mancato tantissimo... ma non potevo fare nulla... il destino aveva deciso tanto tempo fa per me.


Non sapevo che il destino avrebbe nuovamente rimescolato le carte approfittando della nostra ignoranza e mi avrebbe donato la gioia più grande della mia vita...... la mia Renesmee.

L'ultimo giorno di scuola


Edward


Cercavo di tenere la mente chiusa per non farmi sommergere dai pensieri gioiosi dei miei compagni di scuola.

Era l'ultimo giorno prima delle vacanze estive e quando la campanella era suonata tutti si erano lanciati fuori dalle classi urlando la loro felicità.
C'era chi si lanciava palloncini pieni d'acqua, chi si tirava uova o farina chi semplicemente rideva felice saltellando come se fosse uscito di prigione.

Sospirai infastidito da tutto quel trambusto, da tutta quella felicità.
Le nuvole ricoprivano il cielo di Forks ma ormai sapevo bene che presto le giornate sarebbero diventate più limpide e il sole avrebbe fatto capolino più spesso fra le spesse nubi che ora lo ricoprivano e nascondevano ai nostri occhi permettendomi di comportarmi quasi come un ragazzo qualsiasi.
Eravamo giunti l'anno prima in quella piccola città proprio perché le giornate di sole erano assai rare e questo ci permetteva di muoverci con più libertà.

Evitando tutto e tutti mi diressi verso la Volvo che mi stava aspettando nel parcheggio della scuola.
La mia classe aveva finito con qualche minuto di anticipo e dovevo aspettare i miei fratelli.
Ovviamente nessuno si girava a guardarmi e nessuno si avvicinava a me. Avevano imparato in poco tempo a evitarci a lasciarci in pace. E di questo non potevo che esserne felice.

Li guardavo scherzare e giocare come se fossero usciti da una scuola elementare e per un attimo una fitta d'invidia mi travolse il cuore.
Non mi ricordavo molto dei miei giorni da umano ma sapevo che se non fossi stato il mostro che ero avrei potuto scherzare e giocare con loro.
Ma ero solo un mostro, un vampiro perennemente assetato di sangue.
O certo avevo bevuto da poco, la sete non bruciava la mia gola come invece succedeva ancora a Jasper, ma avvicinarli, sentire il loro cuore, il loro sangue pompare nelle vene, il loro profumo poteva essere una tentazione troppo forte.
Due ragazze Jessica e Angela passarono vicino a me lanciandomi un sorrisino timido e scrutando con ansia la mia reazione. Alzai gli occhi e sbuffai sperando che si rassegnassero una volta per tutte .
Jessica era stata la più insistente per tutto l'anno e potevo percepire nei suoi pensieri come la speranza di conquistarmi non le fosse ancora passata.
Si stava chiedendo come avrei passato l'estate, se sarei andato al mare o in montagna , se a Settembre all'inizio della scuola mi sarei presentato finalmente abbronzato o se la mia pelle sarebbe rimasta bianca come lo era stata tutto l'anno.
Sbuffai irritato non tanto per i suoi pensieri ma per quello che sapevo sarebbe successo.

L'estate. Tutti loro amavano l'estate.
Niente scuola, pochi compiti da farsi gli ultimi giorni, mattinate passate a dormire, pomeriggi a prendersi la tintarella, serate troppo corte per i loro gusti.
Ma per me invece l'estate era un vero e proprio incubo.
Io odiavo l'estate

Se per loro la chiusura della scuola significava tempo libero e divertimento per me era solo noia, infinita noia.
Non che mi divertissi a scuola. Odiavo stare chiuso in quel luogo angusto a contatto con i loro profumini invitanti, odiavo stare a sentire i professori che ripetevano sempre e solo la stessa cosa che sapevo a memoria, ma almeno sapevo dove dovevo stare e cosa scandiva le mie giornate.

Ora invece avrei avuto le lunghe mattinate da riempire in qualche modo, i pomeriggi da occupare in maniera diversa aspettando che finalmente scendesse il crepuscolo, che finalmente il sole lasciasse il posto alla notte e alla possibilità di uscire e muovermi senza paura di far scoprire agli umani la nostra diversità.
Tutto sarebbe stato uguale, niente avrebbe scandito il passare del tempo. Presto, come gli altri anni, avrei iniziato a confondere le giornate......... mescolandole e riducendole ad un lungo e infinito giorno perenne.

Il sole e l'abbronzatura non erano certo cose adatte a dei vampiri meditai scrutandomi le mie pallide mani. Con un sorriso m'immaginai sdraiato su una spiaggia in costume a brillare come un cristallo Swarosky sotto il sole e sotto gli occhi ammaliati e spaventati degli altri bagnanti. Forse avrebbero chiamato la polizia oppure l'FBI gridando che un extraterrestre era sceso sulla terra e stava facendo un sonnellino sulla spiaggia.
No decisamente era una possibilità da annullare. Niente mare , niente sole e ovviamente niente tintarella per me.
E purtroppo neanche lunghe dormite mattutine. Non era previsto il poter dormire nel pacchetto vampiro, neanche d'estate, neanche durante il periodo delle vacanze.

Sbuffai irrequieto e impaziente.
I pensieri carichi di aspettativa degli altri ragazzi erano decisamente irritanti e finalmente vidi i miei fratelli venire verso di me .
Non li degnai nemmeno di uno sguardo. Ma mi affrettai a salire in macchina smanioso di allontanarmi da quel luogo troppo affollato di pensieri felici.
Cercai di concentrarmi sullo stereo che avevo acceso, di riconoscere le note della canzone che stavano suonando.

Do, Mi, Fa , Do .........
Edward, tutto bene?” la voce mentale di Alice mi distrasse.
Si” borbottai accelerando ancora come se potessi fuggire da me stesso e dalla mia angoscia.
Nessuno parlava, tutto era silenzio ma non nella mia testa. In questo caso il mio non era un dono ma una maledizione, mentre sentivo il loro pensieri invadermi, molesti e irritanti tutti votati alle lunghe giornate che avrebbero potuto passare assieme. Come se non fossero bastate le lunghe notti..... pensai irritato e scontento al ricordo del loro amore che spesso mi sommergeva ricordandomi quanto solo fossi in realtà.
Sentire i loro pensieri carichi di attesa e desiderio era decisamente fastidioso. Avrei voluto poter gridare loro di stare zitti, di tacere. Ma già lo stavano facendo e loro non potevano smettere di pensare proprio come io non potevo smettere di sentire ronzarmi i loro pensieri in testa.

Quando entrammo in casa corsi in camera.
Volevo stare da solo, volevo pensare e calmarmi. Isolarmi come facevo sempre più spesso ultimamente.
Ti stai piangendo nuovamente addosso?” mi avrebbe sicuramente chiesto Emmett,con il suo sorrisino ironico, vedendomi sdraiato sul divano con gli occhi chiusi e le mani strette a pugno come se volessi sbriciolare il mondo. Lui come tutti gli altri sapevano cosa mi stava passando nella mente, ormai mi conoscevano ed ero fin troppo consapevole di quanto fossero tristi per quella specie di depressione che mi colpiva sempre più spesso ultimamente.
Odiavo il mio stato di vampiro e la scuola con la sua routine ma odiavo ancora di più le infinite e monotone giornate che mi aspettavano.

Se la scuola era il mio purgatorio..... l'estate era l'anticamera dell'inferno.

Edward. Vieni dobbiamo andare, sta venendo tardi ” la voce di mio padre mi riscosse dai miei cupi pensieri. Lo guardai enigmatico e stupito, mentre affacciato alla porta mi osservava felice, e ciò che lessi nella sua mente mi strappò un sorriso. Il primo della giornata.

Lui e mia madre sapevano benissimo quello che mi stava passando per la testa, per questo avevano deciso di portarci a caccia di Puma e Orsi per qualche giorno nella vicina riserva. Tutto era già pronto...... d'accordo con i miei fratelli, mi avevano fatto una sorpresa.

E sorridendo scacciai la tristezza dal mio viso e dal mio cuore.
Sicuramente ero un vampiro, sicuramente odiavo esserlo, sicuramente la noia sarebbe tornata , sicuramente odiavo l'estate........ ma avevo una famiglia che mi amava e si preoccupava per me e che soprattutto non mi avrebbe mai lasciato solo.
E scuotendo la testa felice corsi giù per le scale dove mi attendevano tutti per abbracciarmi e donarmi quella serenità di cui avevo tanto bisogno.


E chiudendo un attimo gli occhi immaginai di essere in partenza per le vacanze con la mia famiglia come se fossi stato un umano qualsiasi........unico particolare?
Stavamo andando a caccia di puma........e questo non lo avrei potuto certo inserire nel tema a Settembre.